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Star Wars Saga – Background Binghal

Sono nato e cresciuto su Mon Calamari da famiglia modesta.

Ero un giovane studente assai dotato sin da piccolo, per cui venni selezionato per un corso di studi avanzato dedicato ad aspiranti piloti. Sono stato notato e selezionato come apprendista padawan dal mio futuro maestro (Sol-El) durante una sua visita presso il mondo di Mon Calamari e portato con lui (con la benedizione dei miei genitori, che non ho mai più rivisto da allora).

Purtroppo dopo i primi due anni passati a studiare le basi della conoscenza della forza presso il Consiglio dei Jedi c’è stata la purga (il mefitico ordine 66) nella quale anche il mio maestro è stato coinvolto.

Fortunatamente Sol-El è riuscito a mandare prima di partire me ed altri tre padawan presso Kiros, dove abbiamo proseguito il nostro addestramento e nel contempo ci siamo allenati a passare il più possibile inosservati e semplicemente a sopravvivere.

Un giorno per puro caso siamo sopravvissuti ad un agguato da parte di alcuni droidi mandati appositamente per sterminarci. Abbiamo quindi cercato di metterci in contatto con il nostro maestro ma invece abbiamo trovato un messaggio di Obi-Wan Kenobi che diceva di disperderci e far perdere le nostre tracce.

 

Ci siamo quindi dovuti separare bruscamente, mantenendo un tale riserbo sulla nostra destinazione che nessuno di noi ha saputo dove fossero diretti gli altri.

La mia scelta è stata di trovare lavoro come aiuto pilota di un cargo commerciale, di passaggio da Kiros, destinato praticamente dall’altra parte della galassia!

 

Il mio capitano, Jasper Donovan, era un umano obeso e dall’aspetto trasandato, con una scarsissima igiene personale (lo si poteva percepire anche dalla cabina a fianco). D’altro canto era un commerciante abile e, incredibile a dirsi, piuttosto onesto. Negli anni di navigazione ho avuto modo di affezionarmi a lui, così come a Sheena McMalus, la pilota ufficiale, che ha contribuito in modo determinante a fare di me un pilota più che decoroso.

Tre anni fa su Ithor ho fatto un incontro che ha cambiato nuovamente il mio destino. Stavo semplicemente riposando in una taverna mentre il capitano stava contrattando per acquistare delle merci in una saletta riservata quando mi sono accorto che un ithoriano mi stava fissando, cercando però di non farsi notare. Il mio sguardo si è posato su di uno strano tatuaggio che aveva di fianco ad un occhio, cosa che mi portava alla mente qualcosa … Ma sì, certo, lavorava al Consiglio dei Jedi!

Oh no! Ha visto che l’ho notato!

Precipitosamente si è diretto verso l’uscita del locale. Mi sono alzato di botto ed ho risposto allo sguardo interrogativo di Sheena “Scusami, ho visto un vecchio amico, torno subito!” e senza aspettare risposta son partito di corsa all’inseguimento.

Per strada, in mezzo al mercato, l’ithotiano ha cercato di sfuggirmi, ma sono riuscito a seguirlo fino a quando non si è infilato in un vicolo, dove l’ho raggiunto. Eravamo soli.

“Fermo, scusami, non voglio farti del male!”

“Lasciami perdere, vattene!”

Aveva un aspetto estremamente spaventato, per cui mi avvicinai cautamente con le mani aperte e ben visibili, ad indicare che non avevo intenzioni ostili.

“Non voglio essere coinvolto! Vattene!”

Mi sono fermato … “Coinvolto? In cosa?”

Mi ha fissato, a lungo. Temevo stesse per scatenare il suo muggito subsonico, ma evidentemente ha deciso diversamente. Vedevo diverse emozioni passare sul suo volto da tartaruga (beh, si, a me sembrano tartarughe), evidente lotta interiore. Alla fine però la sua reazione è stata di cambiare completamente il suo atteggiamento, ha abbassato la voce, si è guardato intorno e mi ha sussurrato “Va bene, seguimi in silenzio”.

 

Mi ha condotto a casa sua, passando per vie secondarie e continuando a guardarsi intorno.

“Ti ricordi di me?” esordì mentre ci sedevamo in una stanza bizzarra, arredata in modo misero e piuttosto sporca, ma dotata di un terminale estremamente complesso semi nascosto in un angolo.

“Eri al Con..:” Alzò immediatamente una mano.

“Va bene, ti ricordi. Lascia parlare me.” E subito mi ha fatto un segno con la mano indicandosi intorno, indicandosi subito dopo le orecchie. Potremmo essere ascoltati, attenzione a quel che diciamo!

Irug, questo il suo nome, ha cominciato col raccontarmi di quanto fosse un grande amico del mio maestro. Ho notato con quale grande attenzione scegliesse le parole che pronunciava, sicuramente non è mai uscita la parola Consiglio, o jedi, o padawan, men che meno ha fatto nomi al di fuori del suo. Ha poi indicato il terminale, lo ha acceso ed ha cominciato a scrivere facendomi sempre segno di tacere. Lessi attentamente ed in silenzio.

In poche parole (sempre molto caute, nonostante non fossero pronunciate a voce) ha spiegato la sua bravura nell’uso dei terminali e la sua abilità nel reperire informazioni riservate. Questa sua abilità gli aveva permesso di intercettare alcune comunicazioni che gli avevano consentito di mettere sull’avviso Sol-El, il quale aveva fatto il possibile grazie alla sua soffiata per salvare i propri allievi.

Poi per evitare di essere identificato era fuggito a sua volta, tornando nel suo paese natale. Andava tutto bene fino a quando non ha incontrato me.

Stavo per ringraziarlo, ma mi ha nuovamente fermato. Mi ha spiegato che è un segno della Forza (non ha usato queste esatte parole ma il concetto era chiaro) il fatto di avermi incontrato proprio in quel momento. Stando ad alcune sue recenti ricerche, pare che fossero in corso delle indagini presso Sullust, legate alla ricerca di uno degli ex allievi di Sol-El!

 

Questo mi ha lasciato attonito! Dovevo andare ad avvisarlo, chiunque lui fosse. Ma come?

Irug mi ha lasciato riflettere, poi ha scritto che mi avrebbe aiutato. Avrebbe innanzi tutto trovato il modo di scoprire se davvero ci fosse un mio amico su Sullust (e non una trappola), e in tal caso avremmo escogitato un piano insieme. Accettai.

Tornai alla taverna, un po’ frastornato, attesi la conclusione delle trattative e poi mi congedai da Jasper e Sheena. Avevo trovato un vecchio amico in difficoltà ed avrei dovuto aiutarlo, per cui mi licenziavo. Sul momento furono stupiti ed addolorati, ma da buoni amici quali erano si rassegnarono alla mia partenza e promisero di tenermi un posto nell’equipaggio, nel caso in futuro volessi tornare. Li ringraziai con un enorme groppo in gola.

Passammo quasi un anno, Irug ed io, a cercare di identificare il bersaglio (era proprio il mio amico Damian) ed a studiare un piano articolato per recuperarlo, fuggire e coprire le nostre tracce.

Partii in solitaria (la paranoia di Irug ormai lo blocca sul suo pianeta natale, ma credo che abbia fatto fin troppo per aiutarmi, per cui gli sarò eternamente grato), e dopo una serie di peripezie (accuratamente pianificate) riuscii a portare a compimento il salvataggio. Damian è ora qua con me, su Trappist-1: il posto fa davvero schifo, ma almeno siamo in due a godercelo.

Questo post è stato già caricato sul blog di Giobin dove potete trovare altre cose molto interessanti, andate a trovarlo! Si trova QUI 

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