Stephanie porta Norma a cena e le dice che le stanno preparando una stanza per la notte le descrive la Fondazione, lei si occupa dell’archivio ritrovamenti e racconta della enorme quantità di oggetti che vengono riportati alla luce dagli operativi.
Norma: “Chi è Katherine J. Manners”
Norma Chiede a Stephanie come è entrata a far parte della Fondazione: “Come sei stata reclutata? Cosa facevi prima di fare l’archivista?”
Stephanie è ancora un po’ sconcertata dalle domande della nuova arrivata riguardo a non rivedere più i suoi cari ma, quando lei le chiede del suo ingresso nella Fondazione sembra rasserenarsi.
“Sono rimasta sotto shock, ho pensato ad uno scherzo, ad una truffa, poi ho chiamato e sembrava tutto vero! Tutto vero! I soldi, la ricerca, tutto!?!?!?” Sembra che anche solo il ricordo la galvanizzi un sacco.
Finita la cena Stephanie accompagna Norma al suo alloggio.
Si fa una doccia molto lunga e ripensa a quanto accaduto, valuta anche
l’idromassaggio ma poi si ricorda di aver visto un computer, esce in accappatoio, accende il computer e vede la schermata del logo della Fondazione e la richiesta di una user-id/pw o di un token da avvicinare al monitor, mentre si guardi intorno, apre il cassetto della scrivania e trova la mappa della Fondazione.
Il telefono della stanza suona alle 9.00, Norma si sveglia dopo la sua prima notte passata alla Fondazione, risponde e sente la voce di Stephanie che la avvisa che tra una quindicina di minuti verrà a prenderla.
Rifanno insieme la strada della sera prima e rientrano nell’edificio principale.
Stephanie accompagna Norma nel locale dove viene servita la colazione e, dopo aver concluso un sontuoso pasto. si fermano ancora a chiacchierare.
“Katherine ci aspetta per le undici” dice Stephanie “abbiamo ancora un po’ di tempo”
Appaiono dei camerieri che incominciano a pulire i tavoli.
Stephanie controlla l’ora “E’ meglio se cominciamo ad avviarci” conclude.
Percorrono molti corridoi e prendono alcuni ascensori.
La ragazza della Fondazione cerca di descrivere i vari uffici che vengono superati ma dopo un po’ Norma è smarrita.
Arrivano in un ufficio sulla cui porta è affissa una targa: Katherine J Manners.
Stephanie sta per bussare quando, improvvisamente la porta si apre.
Appare una donna sulla quarantina dall’aria calma e autorevole, viso ovale, lunghi capelli rossi, occhi verdi, nel complesso attraente.
E’ vestita con un gilet grigio sopra una camicia bianca con pantaloni marroni e stivali neri ed è seguita da vicino da un uomo poco più basso di lei, molto ben piantato, capelli corti, sembra un militare, potrebbe essere la sua guardia del corpo se non avesse un’aria un po’ smarrita, turbata.
“Ciao Stephanie! Siete state puntualissime, scusate! Porto Jerry all’ufficio infrastrutture e asset e sono subito da voi” si allontanano ma poi la donna si gira e dice “Entrate pure, mettetevi comode”.
Stephanie appare lievemente a disagio ma entra e invita Norma a seguirla.
L’ufficio si presenta ordinato, alcuni armadi fanno da contorno a due sedie una scrivania e una poltrona dietro alla quale vi è una larga finestra.
Ci sono diverse piante e, su una parete è appeso un arco.
Due bicchieri a coppa sono stati lasciati sulla scrivania.
Le due donne si siedono e, dopo una quindicina di minuti torna anche quella che a Norma pare la proprietaria dell’ufficio che loro hanno colonizzato.
“Scusate per l’attesa, è una giornata un po’ concitata” dice sedendosi sulla poltrona dietro la scrivania e silenzia il cellulare.
“Veniamo a noi, ciao Norma, ciao Stephanie, immagino che dire che mi chiamo Katherine J Manners e sono la responsabile della Fondazione sia superfluo”
La sua voce è decisa ma molto tranquilla e confidente.
“Come vi dicevo questo periodo è molto difficile”.
Si volta verso Stephanie “Grazie di tutto, sei stata un tesoro, ci sentiamo dopo”.
“Ma figurati, di niente, a dopo” Stephanie si alza, saluta ed esce.
“Mi spiace per la modalità con cui sei stata portata qui, solitamente ci comportiamo molto diversamente e in modo più discreto ma il pericolo che stavi correndo era troppo grande per attendere oltre”.
Katherine continua “So che hai passato un periodo difficile e sarai sicuramente curiosa di sapere quello che facciamo qui”
Dicendo questo le sporge una cartellina, con sopra il suo nome
K: “Aprila pure”
Norma comincia a leggere e rimane stupefatta. Evidentemente la stavano seguendo da parecchio tempo.
Date, Acquisti, Incontri, Colleghi, Studenti, Lezioni, Lavori, Paure, Aspirazioni, Eventi che lei ha classificato come strani, TUTTO, lì dentro c’è tutta la sua vita degli ultimi 3 anni, almeno.
La lettura la rende incredula e anche un po’ preoccupata.
Katherine interrompe i suoi pensieri “Comprendo il tuo sconcerto ma, prima che andiamo avanti, devo essere molto schietta con te, tu fai uso di droghe e, nel caso sei un’utilizzatrice di polvere di Spirale, o di Spiro e di qualcosa di simile?”
Il volto di Norma non nasconde sentimenti di paura e sconcerto.
Incomincia a parlare a macchinetta.
“Se sapete tutto di me sapete che NON PRENDO APPUNTI! I progressi della mia ricerca stanno tutti scritti nel mio cranio.
Quindi vi servo viva ma collaborativa …” poi si fa pensierosa “Credo abbiate inscenato una farsa per spaventarmi”.
Si interrompe, poi aggiunge “Spiro…che?”.
Torna di nuovo a parlare, senza riprendere fiato “Tanto sapete tutto … Il neuropsichiatra mi ha imbottito di pasticche dopo l’esplosione, per… le… ehm… visioni. Ma tanto saprete anche di quelle, vero?” le appare un sorrisino involontario sulle labbra
“Ho buttato tutto.
L’altro giorno.
Già prima avevo lasciato da parte quelle che mi intontivano”
Norma esaurito il suo fiume di parole si affloscia sulla sedia.
Katherine aspetta pazientemente e alla fine chiede: “Norma ti posso prendere un bicchiere d’acqua? Preferisci qualcosa di più forte?” poi sorridendo “ti prometto che non è avvelenato”
Norma opta per “qualcosa di più forte”.
“Norma, credo che alcune spiegazioni siano d’obbligo, ma andiamo con ordine, qui nessuno ha in mente di farti del male e, se ti abbiamo prelevato con modalità che definirei, quanto meno sbrigative e poco delicate, è proprio perché temevamo per la tua incolumità e in effetti, da quanto abbiamo potuto vedere direi che siamo arrivati appena in tempo”
Continua Katherine, “anche Jerry, la persona che hai visto poco fa con me ha avuto un percorso simile al tuo”.
“Purtroppo il momento è estremamente complesso e, le persone come te, Risvegliati ma non ancora emancipati, sono molto in pericolo, qualcuno o qualcosa vi sta uccidendo”.
Si versa anche lei dell’acqua e riprende “Cercherò di essere il più concisa possibile ma ti prego, per ora di prendere le mie parole con la massima apertura mentale, nei prossimi giorni ti daremo prove tangibili di quello che sto per dirti.”
“Tu, Norma, sei un Risvegliata, hai potuto sperimentare l’esistenza di altre realtà solo che questo, la tua mente razionale lo ha voluto ingabbiare in un più confortevole concetto di allucinazioni o visioni”.
“Il medico da cui ti sei recata ha confermato la versione supportata dalla tua razionalità e ti ha somministrato dei farmaci che inibivano le tue capacità, quando tu li hai sospesi, il tuo talento ha ricominciato a proporsi”
“Quelle che tu chiami visioni, ora che abbiamo chiarite che non son state indotte da droghe, soprattutto le ultime due, in realtà sono collegamenti a quella che qui viene abitualmente chiamata l’Anomalia”.
Quindi con molta calma, tatto e discrezione, incomincia a raccontare cosa è davvero la Fondazione, che cosa fa, che cos’è l’Anomalia e cosa sono le ricorsioni
Poi è la volta dei planetivori, della nascita di Ardeyn, di come mai era al corrente di alcune tue abilità “speciali” e perché queste sono ritenute molto interessanti.
“Eri sotto controllo tramite persone a te vicine ma che, per ovvi motivi, non possono essere rivelate”.
Spiega poi quali siano le organizzazioni che sono a conoscenza dell’Anomalia, quali sono i rapporti tra la Fondazione e le altre organizzazioni e chi è bene temere.
La Fondazione, come Norma ha già potuto vedere, mette a disposizione l’alloggio per potersi sistemare a chi ne ha bisogno.
Il terreno in cui sorge, a Seattle, è molto vasto ed è proprietà della Fondazione, prima ospitava un aeroporto e comprende diversi edifici e molti ettari di terreno.
Molti scienziati, le viene detto, fanno parte dell’organizzazione e i loro studi spesso li portano in campi della scienza non ancora molto “documentati” e decisamente d’avanguardia.
“Ok, ora sono io che ti ho rovesciato addosso un oceano di parole, scusa” conclude.
Norma rimane muta, la sensazione di vertigine è forte.
“Ah, fiko. Cioè sono una specie di superuomo? Cioè… Superdonna.. Si, insomma,…”
“Ma i miei poteri… I miei… Talenti, posso controllarli? Usarli? Ho bisogno di un addestramento? Di un istruttore? Ecco, oggi mi scoccerebbe morire molto più di ieri, oggi che so tutto questo!” dice lei quasi tutto d’un fiato.
Poi viene interrotta da un rigurgito.
“Ho paura di dover vomitare” Si ferma, deglutisce e poi dice: “Credo mi serva una mentina”.
Katherine sorride “Si, possiamo vederla così, e sì, potrai controllarli e si, ti addestreremo noi con ben più di un istruttore”.
Apre il cassetto e porge a Norma una scatolina contenente della caramelle.
“Come ho detto anche a Jerry, normalmente, a questo punto ti chiederei se ha voglia di conoscere quello che fino ad oggi hai solo sospettato, vivere una vita avventurosa e piena senza doverti preoccupare di bollette e scadenze, scoprendo cose che non puoi nemmeno immaginare. Ma, questo è un momento tremendamente difficile e quindi mi serve sapere se vuoi lavorare insieme a noi o preferisci andare avanti da sola, per inciso, noi saremmo felici che decidessi di entrare a far parte della Fondazione”. Suona il telefono sulla scrivania, Katherine guarda il visore e, chiedendo scusa a Norma, risponde.
“Si, dimmi Steph”
“Mmmm”
“Si” sorride “hai fatto benissimo, grazie, a dopo”.
Fissa nuovamente Norma
“Scusa Norma, era Stephanie che mi ha condiviso alcuni tuoi timori di dover essere inserita in una specie di Programma Testimoni, non è niente del genere ma, per il solo periodo di training, se tu volessi unirti alla Fondazione, ti pregherei di avvisare le persone a te vicine che sarai via per un mese, se vuoi possiamo concordare insieme anche la versione per i tuoi datori di lavoro di cui ci possiamo occupare noi”.
Norma rassetta i capelli e tampona occhi e bocca con un fazzoletto facendo attenzione a non sbavarsi il trucco ma con scarso successo.
Raddrizza la schiena e si apre nel suo miglior sorriso.
“Oki, non ho ancora capito cosa posso fare io per la Fondazione ma sembra che voi lo sappiate benissimo. Garantisco di impegnarmi al massimo.
Per quanto riguarda la contropartita, ho capito in questo poco tempo che per la parte economica sarà facile accordarci, pongo quindi solo due condizioni: poter proseguire nel mio progetto di ricerca e si, mi servono guardie del corpo, avete gente preparata come quelli che mi hanno prelevata ieri, mi sentirei più rassicurata…
Ecco.
È … tutto.
Credo…
Ho solo un amico da avvisare, provvederà lui a comunicare all’università che rescindo il contratto”.
Detto questi si mette a ciucciare compulsivamente la caramella che le ha dato Katherine.
Katherine si alza e va incontro a Norma, la abbraccia “Sono felice della tua decisione!” poi la rassicura “Nessun problema per quanto riguarda le condizioni, sono più che ragionevoli, ti metto in contatto con il reparto scientifico così gli fai sapere di cosa hai bisogno”.
Sorride “Saranno molto felici anche loro in effetti”.
“Avviso subito la segreteria di preparare tutti i documenti necessari. Intanto ti anticipo questo” e porge a Norma una specie di libricino intitolato The Estate Foundation Dossier.
Fa una telefonata nella quale dice a qualcuno di preparare le pratiche per Baker e poi, rivolgendosi nuovamente a Norma “Vieni ti accompagno all’ufficio infrastrutture e asset”.
Escono dall’ufficio.
Percorrono alcuni corridoi e si trovano di fronte ad un ufficio, Katherine bussa ed entra.
“Ciao Al” rivolgendosi ad un uomo di mezza età “Ti puoi occupare di fornire a Norma l’attrezzatura per gli operativi? Grazie, io purtroppo sono molto di corsa!”
Poi, rivolgendosi a Norma “Al si occuperà di fornirti l’attrezzatura che ti potrà servire, mi piacerebbe coinvolgerti in una riunione di debriefing che faremo anche con coloro che hanno proceduto alla tua estrazione, si terrà alle 15.00 in sala Oz al secondo piano”.
“Mi occupo allora io di contattare il reparto scientifico” dice Katherine, guarda l’ora “E’ ora di pranzo! Aspetta chiamo Stephanie così ti fa compagnia, io devo preparare la riunione di oggi pomeriggio”
Chiama con il cellulare.
“Ciao Steph, abbiamo finito, puoi accompagnare la tua nuova collega a pranzo?”.
Sorride alla sua risposta.
“Si, è qui da Al, ok, le dico di aspettarti qui”.
“Stephanie sta arrivando ed è molto contenta della tua scelta, penso che ti riempirà di domande, abbia pazienza è una ragazza dolcissima”.
“Ci vediamo dopo allora”.
E si allontana.