Katherine ha mandato un’email per l’incontro di debriefing che si terrà nella consueta sala riunioni alle 14.30 a tutti ma a Solomon e Jerry giunge anche un invito per un incontro nell’ufficio di Katherine per le 11.30 dello stesso giorno con l’oggetto: “Istruizioni operative”.
Alle 11.30 i due si recano nell’ufficio di Katherine, lei li accoglie e gli fa cenno di sedersi.
Solomon ha portato con sé il gatto ritrovato nella precedente missione e questi appena Solomon si siede gli salta sulle ginocchia e si accoccola.
“Allora ragazzi” comincia “Indubbiamente e incontrovertibilmente l’operato del vostro gruppo ha lasciato tutti impressionati e la vostra efficacia è assolutamente da ammirare ma, ritengo che con qualche ATTENZIONE in più il vostro gruppo possa aspirare a diventare uno dei migliori se non il migliore”.
“Come vi è stato detto più o meno garbatamente” continua lei “durante la precedente missione avete fatto ricorso più volte all’uso delle armi in modo, lasciatemi passare il termine, piuttosto gratuito.”
“Il comportamento di un agente della Fondazione deve essere adeguato in tutte le situazioni, non solo quelle di combattimento”.
“Ognuno di voi ha dei talenti eccezionali, alcuni già li usano discretamente, altri li stanno ancora scoprendo ma, dovete imparare a lavorare in armonia, se qualcuno del gruppo è distratto dalla preoccupazione che uno di voi due potrebbe puntare una pistola in faccia ad un bambino, non potrà esprimere al meglio il proprio potenziale o, addirittura farsi uccidere.” Fa una pausa.
“Quindi, pur comprendendo e accettando le singolarità di ognuno” dice indicando il gatto che è accoccolato sulle gambe di Solomon “Cercate di tenere a mente che un agente della Fondazione agisce SEMPRE tenendo un basso profilo”.
“Un altro punto importante è la discrezione, ognuno di noi sa cose e ha poteri che, per i più sono inimmaginabili e, la cui conoscenza, può portare a consenguenze seriamante preoccupanti. E’ quindi importante che questo tipo di nozioni siano protette il più possibile.”
“Insomma state più attenti in futuro i risultati sono importanti ma qui facciamo molta attenzione anche alle modalità con cui sono raggiunti”.
“Ci vediamo nel pomeriggio” conclude infine congedando Jerry suo libro stretto ta e Solomon.
Dopo aver pranzato tutti si recano nella sala riunioni dove ad attenderli ci sono Katherine e Aliky.
“Buongiorno a tutti, complimenti per la missione, avete portato a segno un altro importante successo, certo, alcune modalità sono da rivedere” dice Katherine guardando Jerry e Solomon “ma sono sicura che in futuro avremo ancora più soddisfazioni dal vostro gruppo”.
Tutti sono seduti nella consueta sala di debriefing, Jerry siede in fondo alla sala e non sembra così interessato.
“La ragazza che avete recuperato” continua lei “è stata affidata alle cure del personale della fondazione, come spesso accade, il trauma vissuto ha causato il risveglio”
“La polizia locale, nonostante alcuni comportamenti un po’ bizzarri, di alcuni di voi, vi ringrazia per la proficua collaborazione”.
“Beh, non ci si può certo aspettare comportamenti diversi da un gruppo che viene sbattuto in campo senza addestramento” interviene Norma.
“Certo, l’obiezione è corretta” risponde Katherine “ma vedi, Norma, solo tu e Jerry siete nuovi alla fondazione, gli altri hanno già iniziato il loro addestramento, anche se c’è ancora da lavorare”
“Forse hanno solo qualche leggero problema nella relazione” suggerisce Aldo Maria
“Si, seguiremo anche quella strada, abbiamo già avvisato anche l’equipe di psicoterapeuti della Fondazione” risponde lei.
“Ora” continua Katherine “Come forse avrete notato, al già grave problema di apparizioni improvvise di esseri di altre ricorsioni si è aggiunta la precaria sicurezza degli agenti dell’OSR”
“Ognuno di questi temi inoltre se ne porta dietro altri” interviene Aliky “L’ambiguità degli agenti dell’OSR ci porta a mettere in discussione la collaborazione con loro, e le apparizioni di esseri da altre ricorsioni ci costringono ad un forte lavoro sulla rete per confutare e far sparire testi, foto, audio e filmati scomodi”
“Quindi di lavoro ne abbiamo già abbastanza per conto nostro senza dover intervenire su scene alla Pulp Fiction nei pub di Portland, ci siamo capiti?” conclude sorridendo e facendo l’occhiolino a Jerry.
“Ma voi non avete quegli oggetti che in Men in Black si puntavano in faccia ai civili e li si sparaflashava?” chiede Solomon.
“Si, ne abbiamo” risponde Aliky
“E perché non ce li date?!?” interviene Steven.
“A voi?” esclama Katherine “Considerato il vostro comportamento ultimo, darvi un oggetto simile porterebbe a delle situazioni potenzialmente inimmaginabili!”
“Inimmaginabili a livello di entropia” interviene Aliky “E poi, se volete rimediare a qualcosa che non doveva essere vista o conosciuta, non sono così funzionali come credete a livello di ordine pubblico, ve ne dimenticherete sempre qualcuno che poi si rivelerà creare ancora più problemi!” sembra che parli per esperienza personale.
“Sicuramente avete capito che dovrete tenere un più basso profilo anche perché la prossima missione ha per noi un significato molto particolare” ricomincia Katherine.
“In realtà le missioni sono due, vero Kat?” chiede Aliky.
“Si, Aliky, hai ragione, per via della loro vicinanza, vi abbiamo affidato due missioni” risponde Katherine.
“La prima missione però ci coinvolge direttamente perché ad essere colpiti sono due membri della Fondazione, due amici”
“Io vorrei essere addestrata prima di fare un’altra missione” insiste Norma.
“Si Norma, hai ragione, poi ci incontriamo dopo la riunione e ne parliamo” le risponde Katherine
“Sia noi che l’OSR stiamo impiegando molte forze e risorse per calmare le reazioni della popolazione e dei politici in merito agli ultimi accadimenti”.
“Ma ci dobbiamo fidare o no di quelli dell’OSR?” chiede Aldo Maria.
“Diciamo che, visto che, su questo versante, non ci stanno dicendo più nulla, ci pare evidente che non ne stiano venendo a capo. Quindi, se vi capita di parlare con loro non mettete la sicura alla pistola”.
“L’ultima cosa che vorremmo è una agente della Fondazione che ne uccide uno dell’OSR” dice Aliky.
“E uno dell’OSR che ne uccide uno della Fondazione?” chiede Steven, in modo provocatorio
“Quello sarebbe più spiacevole” risponde, sorridendo in modo sarcastico, Aliky
“Se vi sparano addosso potete serenamente rispondere” chiude Katherine
“Ma, tornando alla vostra missione, siccome di voi, per i vostri risultati, si sta già molto parlando tra i gruppi operativi della Fondazione è importante che voi andiate a San Francisco”.
“Io non mi muovo fino a che non mi addestrate!” esclama Norma.
“Ne parliamo dopo, Norma” le ripete Katherine.
“A San Francisco, meta della prima parte della vostra missione, incontrerete i coniugi Anthony e Sophie Hundoff, i genitori di Maximillian J., un bambino di 9 anni, che sono preoccupati perché loro figlio sostiene, in modo molto caparbio, che le immagini all’interno dei suoi libri si muovano”.
“La cosa ha stupito non poco sia Anthony che Sophie, in quanto il bambino è sempre stato ritenuto molto intelligente e non ha mai dato motivo di preoccupazioni”.
“Ma non possono venire loro?” chiede Solomon.
“No, purtroppo Maximillian, al momento, è in ospedale” replica Katherine.
“E come sta? E’ soggetto a qualche terapia” chiede Alexandra.
“No” risponde Katherine “apparentemente non ha nulla, ma lì è in cura da una psicoterapeuta di cui la famiglia si fida molto”.
“La psicoteraputa ritiene che mettere Maximillian su un aereo, in questo particolare momento, possa rivelarsi pericoloso”.
“Una volta lì i genitori vi daranno tutti i dettagli” conclude Katherine.
“Già che siete da quelle parti” prende la parola Aliky “ci sarebbe da fare un controllo a Barkley, che è proprio lì vicino”
“Pare che stiamo accadendo cose turpi in una casa degli studenti”
Si ferma un attimo sentendo brusio in sala.
“Si, lo so che è normale che accadano cose turpi tra gli studenti ma qui si sta parlando di studentesse che spariscono”.
“E come sono collegate le due cose?” chiede Solomon
“Non sono collegate” risponde Aliky “ma già che siete lì”.
“Avete un volo e un albergo prenotato a San Francisco, all’aeroporto vi attende una macchina e, come è accaduto anche a Portland, la Polizia sa del vostro arrivo e vi supporterà se vi dovesse servire”.
“La Polizia” continua Aliky “sa che voi state arrivando per indagare sui fatti di Barkley, ma voi l’albergo ce lo avete vicino all’ospedale di San Francisco”.
“La situazione di Maximillian è molto delicata perché i genitori, come vi dicevo sono nostri amici, sanno cosa fa realmente la Fondazione” dice Katherine
“Ma hanno collaborato con voi?” chiede Steven
“Si certo” risponde “Molte volte, sono una famiglia molto ricca, proprietari di una multinazionale della chimica, hanno sovvenzionato ripetutamente le nostra attività ma sono anche e soprattutto, entrambi, nostri agenti”
“Fate molta attenzione al loro caso, ricordate, basso profilo, niente armi puntate in faccia a genitori, figlio e personale della famiglia”
Jerry non reagisce a nessuna provocazione.
Katherine, riceve una telefonata, risponde velocemente e attacca il telefono poi saluta tutti “Mi spiace, devo andare, ma vi lascio Aliky se avete delle domande”.
Esce a passo sostenuto.
“Le ragazze di Barkley da dove sono sparite” chiede Aldo Maria.
“Dal dormitorio dell’università risponde Aliky.
“E la polizia sta già indagando? E noi andiamo da loro” la incalza Aldo Maria
“Si e si” risponde lei.
“Cerchiamo di evitare i casini dell’altra volta” interviene Norma.
“Quali casini?” chiede Aliky.
“La polizia aveva fatto l’autopsia ai corpi tirando su un macello pazzesco, riusciamo a bloccarli questa volta?”
“Al momento sono fermissimi, delle statue di sale, direi, non ci sono corpi e non ci sono tracce, le famiglie non ne sanno niente”.
“E’ possibile non fargli toccare gli ultimi posti dove sono state? Insomma siamo noi i detective”
“Chiederemo ma immagino che abbiano già fatto le loro indagini, sai Norma, anche loro si considerano detective” risponde facendo un occhiolino a Norma.
“Ma dovremo separarci in due squadre?” chiede Solomon
“Mah, Katherine mi pareva molto angosciata, è la madrina di Maximillian, vi consiglierei di andare prima a mettere in sicurezza la sua situazione e poi dirigervi al campus universitario”.
“Ma metterlo in sicurezza significa portarlo qui?” puntualizza Solomon.
“Non necessariamente, teniamoci aperte tutte le possibilità, andate lì e cercate di capire se sta succedendo qualcosa o no, se poi riuscite a portarlo qui, noi siamo più che pronti a ricevere lui e la sua famiglia”
“Ci sono sedi della fondazione più vicine?” chiede Alexandra
“Si, ma non palesi e non dove un bambino possa stare, no, ci sono case sicure ma, al momento, è preferibile l’ospedale a loro” risponde Aliky.
“Ma Maximillian è un risvegliato?” chiede Norma.
“Allora, da quel che ci dicono i genitori, che sanno perfettamente di cosa si sta parlando, potrebbe anche essere” risponde Aliky “ma noi ci siamo allarmati per due motivi, il primo è che Maximillian è molto giovane per risvegliarsi, normalmente i casi più precoci li abbiamo nell’adolescenza” continua “se Maximillian non avesse i genitori che ha la cosa sarebbe stata liquidata in famiglia ma siccome eravamo tutti preoccupati e anche la psicologa a cui si sono rivolti gli Hundoff viene proprio dalla Fondazione”.
“C’è una cartella clinica?” chiede Solomon
“Si, c’è ma non ha molto valore, considerato che Laurie, la psicoterapeuta, non ci può scrivere nulla che faccia pensare che anche lei sia pazza” dice Aliky.
“Ok, ma avrà detto qualcosa ai genitori o alla Fondazione?” insiste Solomon.
“Si, certo, e qui veniamo al secondo motivo di preoccupazione, Laurie sostiene che è molto probabile che si tratti di un risveglio ma la modalità la lascia molto perplessa, Maximillian è irremovibile su un punto: qualcuno gli sta parlando! E i test che gli ha fatto escludono in modo categorico la schizofrenia. Il qualcosa che si muove sui suoi libri, potrebbe essere molto pericoloso. Un bambino di quell’età è facilmente ingannabile e non ha ancora sviluppato un forte istinto di sopravvivenza”
“Laurie è allarmata perché normalmente i risvegli avvengono a seguito di stress molto forti, traumi psichici, lunghe sessioni di meditazione trascendentale, fantasie gruppali, da quel che ne sappiamo è sufficientemente raro che un bambino venga chiamato da qualcuno, raro, inquietante e, appunto, pericoloso” conclude Aliky.
“Ma magari il bambino ha avuto un evento traumatico e nessuno lo sa!” dice Norma.
“Tutto è possibile” risponde Aliky “Vi mandiamo proprio per capire cosa sta succendo, Laurie è molto preoccupata e, al momento si sta concentrando sul fatto che qualcuno possa parlare al bambino”
“E chi gli sta parlando?” chiede Steven
“Ah! Questo non è ancora chiaro, ma con tutte le ricorsioni che ci sono potrebbe essere praticamente chiunque! La questione del potenziale risveglio ci solleva diversi timori, il risveglio potrebbe essere stato indotto proprio dalla creatura, potrebbe essere manipolato, potrebbe, in qualità di neo risvegliato diventare il bersaglio di qualche attacco come sta avvenendo ovunque!” precisa Aliky.
“Bene, se non ci sono altre domande potete andare come di consueto in armeria a prendere la dotazione per la missione”
Aliky si rivolge a Norma “Vieni con me, potremmo cercare di risolvere il tuo problema”.
Poi, prima di uscire con Norma, si ferma e, rivolta a tutti “Dimenticavo! In bocca al lupo e al centro di collegamento ci sarò anche io, i due maschietti del mio gruppo dovevano risolvere questioni personali e mi hanno lascaita qui”
Lei a Norma si dirigono verso un laboratorio dove Aliky le parla del dott. Hertzfeld.
“Il dottor Hertzfeld è il capo del settore ricerche” Aliky racconta a Norma mentre camminano “Non ti far spaventare dai suoi modi, è un tipo un po’ particolare ma è tremendamente bravo e competente”.
Apre una porta e fa segno a Norma di entrare.
“Lui potrebbe avere una soluzione, solo che è sperimentale, vero dottore?”
“Beh, sperimentale, tutto è sperimentale anche respirare” risponde lui un po’ seccato.
Il dottor Hertzfeld appare come un quarantenne asiatico, alto circa un metro e settanta, capelli folti e dritti, occhiali e camice.
“Buongiorno, ma c’è qualche rischio?” chiede Norma.
“No, stia tranquilla, al limite non accadrà nulla” le risponde il dottore “Ora lei si siede su questa poltrona brava brava e si prende questa pillola dai colori accesi”
“Ma ci sono degli effetti collaterali? Avete fatto dei test?” chiede Norma visibilmente preoccupata
“Ne stiamo facendo uno proprio ora, se lei la smette con tutte queste domande!” risponde il dottore “l’unico rischio che può accadere è che improvvisamente le si spengano le abilità”.
“PER SEMPRE!” chiede Norma sbigottita
“Ma no, non si agiti, solo fino a che non le avrà riacquisite con la via tradizionale e non con la chimica! E una cosa molto assimilabile ad un’accettazione di una trauma per come lo descrivono gli psicologi, solo che qui ci lavorano i chimici!”
“Consideri che ho smesso 4 giorni fa con gli psicofarmaci” risponde Norma
“Benissimo!” dice lui “Se li stesse ancora assumendo avremmo avuto molte più variabili da considerare. Procediamo?”
“Dottore lei lo sa che io ho un gran bel cervello, vero?” prova a darsi un tono Norma.
“E noi lo osserveremo a lungo! Rischieremo per caso di eccitarci troppo?”.
“Allora la prende la pastiglia o vogliamo passare tutto il giorno a parlare di quanto è bello il suo cervello?” le risponde lui porgendole un piattino con la pillola e un bicchiere d’acqua.
Norma, prende la pillola.
Non succede nulla per diversi minuti poi, mentre sta per chiedere al dottore cosa dovrebbe succedere ha la sensazione che il suo corpo sia fermo ma è come se il suo interno ondeggiasse.
La sensazione non è spiacevole e lei chiude gli occhi.
Finisce l’effetto stupefacente dopo circa tre minuti e Norma riapre gli occhi, si guarda intorno, le pare che tutto abbia un senso ora.
Si sente molto su di giri.
Fissa il dottore.
“Tutto bene signorina?” le chiede lui.
“Perfettamente, direi” mentre fa levitare il dottore di un metro.
“Mi metta giù, SUBITO!” risponde lui stizzito.
Intanto, in armeria, gli altri discutono con l’addetto sui gadget per la missione.
Dove “discutono” è un tiepido eufemismo, la persona al di là del bancone cerca di dare un freno all’entusiasmo tra richieste bizzarre di manganelli retrattili, rampini e razzi multicolore.
Mentre cerca di spiegare che non sono in un supermercato e che l’assegnazione del materiale per la missione deve seguire dei rigidi protocolli arriva Norma che urla “Mi servono tre crypto”.
“Crypto se ne possono dare al massimo 2” risponde distrattamente.
“Un drone in alternativa?” propone Norma
“Mi hanno specificatamente mandato una lista di cose che non vi posso dare e Drone sta nella lista” risponde lui.
“Ma come niente Drone, ma se si comprano in tabaccheria? Ma scherziamo sa, uno di quelli con la telecamera” insiste Norma.
“Ho detto no” replica lui.
“Anche senza logo a me va bene” propone Norma.
“Passiamo oltre, il prossimo” cerca di cambiare discorso lui.
“Palloncini per fare gli animali? Sa quelli lunghi” propone Alexandra
L’addetto alza gli occhi al cielo, sapeva che oggi sarebbe stata una dura giornata, ma non pensava così dura.
Conclusa la lunga trattativa il gruppo si reca all’aeroporto dove ad attenderli c’è un aereo privato.
Pochi minuti dopo il decollo Alexandra cade addormentata.
A San Francisco li attende un furgone che li porta all’albergo.
Gli vengono assegnate le stanze, tre doppie attigue al quarto piano e la reception li avvisa che la cena verrà servita tra le 18.30 e le 22.00 e la colazione verrà servita dalle 7 alle 10.
Una volta in stanza, mentre disfano i bagagli, Jerry controlla che nella sua stanza non ci siano microspie o altro, Steven cerca gli alcolici, Norma sta per iniziare il bagno nella vasca idromassaggio della stanza, il telefono della stanza di Solomon e Aldo Maria squilla.
E’ la reception che li avvisa che il signor. Hundoff ha fissato un appuntamento per il mattino successivo e ha chiesto di avvisarli , Anthony Hundoff e poi sottovoce: “E’ una personalità molto influente della nostra città”
Il gruppo si concede un po’ di relax, chi facendo un bagno, chi riposandosi, chi cercando microspie e chi facendo ginnastica nella palestra dell’albergo.
La sera si ritrovano per la cena e discutono di come affrontare un paio di genitori in ansia per il figlio, solo Jerry ha un’esperienza come genitore e ricordarlo non gli fa piacere.
Vanno tutti a dormire presto sapendo che la giornata che li aspetta potrebbe non essere semplice.
La mattina successiva si trovano per la colazione alle 9.00 e, mentre Solomon, già in giacca e cravatta, resta nella sala gli altri tornano in camera. Alle 10.15 un operatore dell’albergo li avvisa che iò signor Hundoff li attende nella sala dove c’è il bar.
Solomon risponde “Ok, grazie, gli dica che tra due minuti saremo da lui”.
Poi avvisa gli altri e Norma dice: “Ma io volevo fare di nuovo il bagno in questa bellissima vasca idromassaggio!”
Alexandra esce in pellicciotto viola, collant fucsia e stivali bianchi con paillettes.
Scendono tutti si uniscono a Solomon, raggiungono Anthony, nel salottino dell’albergo e si presentano.
Anthony Hundoff è un signore sui quarant’anni atletico ma non particolarmente muscoloso, indossa dei jeans, una maglia e delle scarpe da ginnastica.
“Buongiorno signor Hundoff, la Fondazione ci ha inviato per supportarvi nel vostro problema” gli dice Steven.
“Vi ringrazio, io e mia moglie Sophie ci siamo messi in contatto con Katherine dopo che la dottoressa Adams lo ha visitato” risponde lui “pare che quella che pensavamo fosse una fantasia infantile possa essere qualcosa di più”.
“Ci può dare qualche dettaglio?” gli chiede Alexandra
“Certo, anche se sicuramente la dottoressa sarà più precisa, Maximillian, da un po’ di tempo, ha cominciato a parlare e parlarci di un essere, che dice, aver visto sulle pagine di uno dei suoi libri illustrati”.
Fa una pausa per bere la Coca che aveva davanti.
“Ci ha descritto un essere che lui chiama Peter e che a volte ha le fattezze di una specie di grosso felino, altre quella di un cavallo, ha anche provato a disegnarcelo ma e è uscita fuori una cosa abbastanza confusa”.
“Sulle prime non gli abbiamo dato molto peso in fondo capita che i bambini, soprattutto se sono figli unici, creino una specie di amico immaginario”
“Poi però la cosa ha cominciato a diventare insistente allora abbiamo chiamato la dottoressa Adams”
“La dottoressa ha fatto i primi colloqui con Maximillian poi, una sera, Sophie ha raccontato la consueta storia della buona notte a Maximillian e, un volta addormentato, è venuta da me e mi ha detto che forse si era fatta suggestionare ma le era parso che qualcosa, simile ad una animale molto piccolo arancione e rosa, si muovesse nelle pagine del libro; a quel punto abbiamo chiamato Katherine”.
“Vi ha detto in quale libro lo ha visto?” chiede Alexandra
“Si, ma ce ne ha fatti vedere molti, li tiene tutti vicini al proprio letto, e quando gli abbiamo chiesto come mai solo in quelli, lui ci ha risposto che Peter va solo nei libri che gli piacciono” risponde lui.
“Si ricorda che libro fosse?” chiede Alexandra
“Uhm” ci pensa “No, proprio no, forse queste cose conviene chiederle a mia moglie” risponde un po’ imbarazzato.
“Ma l’essere che ha visto sua moglie aveva una forma particolare?” chiede Steven
“Mi ha detto che il suo movimento era molto rapido e ha distinto i colori solo perchè differivano molto da quelli del libro, l’unica cosa che ha notato è che poteva sembrare un animaletto, correva come avrebbe corso un gatto o un leoncino”.
Al termine “Gatto” tutti si voltano verso Solomon.
“Potremmo vedere la stanza di Maximillian” chiede Norma
“Certo, c’è una limousine che aspetta qua fuori”
“Un attimo” dice Aldo Maria “Potremmo dividerci, Maximillian ha portato i libri in ospedale?”
“Si, alcuni, certo”
“Allora forse è meglio andare direttamente in ospedale” conlcude Aldo Maria.
“Ma i libri sono a casa” replica Norma.
“Si, ma molti se li è portati dietro” le risponde Aldo Maria.
Lei non sembra molto convinta.
“Sono successe altre cose strane” chiede Alexandra
“No, a parte che, ogni tanto, di mattina, trovavamo le cose, nella stanza di Maximillian, spostate, ma dire che fosse nostro figlio o un’entità è ardua”.
“Ma se Maximillian si fosse risvegliato? Avete vagliato questa possibilità?” chiede Solomon “Avete messo in conto che potrebbe essere preso dall’agenzia?”.
Lui si guarda intorno, sorride a Solomon, gli mette una mano sulla spalla e gli dice: “Noi siamo dei risvegliati, non ci preoccupa che nostro figlio possa, un giorno, risvegliarsi, ci preoccupa solo che lo faccia così precocemente”.
Poi, dopo una pausa “Non so cosa chi vi abbia detto certe cose, ma la Fondazione non è quel tipo di agenzia, in ogni caso Maximillian resterà con noi”.
“Potrebbe essere una questione genetica se sia lei che sua moglie…” comincia a dire Solomon.
Non appena Solomon dice questa frase Jerry nota una persona con una stazza da giocatore di football vicina al bancone che sorseggia un drink, non sa perchè ma la considera particolarmente fuori contesto, come se fosse un personaggio disegnato all’interno di un film di persone reali.
Sta fissando Anthony.
Jerry si alza, avvisa Steven che comunica agli altri i timori di Jerry, e si dirige verso il bancone.
Norma incomincia ad intavolare una discussione sulle vacanze con Anthony mentre Solomon scrive su un biglietto da visita che teme che siano osservati e lo porge al suo interlocutore.
Il signor Hundoff prende il biglietto, lo legge, fa un cenno con la testa a Solomon e si pone una mano vicino all’orecchio destro.
“Benissimo, andiamo allora da mia moglie e mio figlio” dice alzandosi.
Intanto Jerry con un’andatura da ubriaco si avvicina al soggetto al bancone “un altro whisky oste!” urla dando un colpo all’uomo.
Il colpo rivela che l’uomo è armato.
Dal canto suo l’osservatore colpito sorregge Jerry e aiutandolo a sedersi ma dicendogli, con fare preoccupato, “Signore, forse è meglio se la smette con gli alcolici, potrebbero farle male”.
“Ha una scorta?” chiede Solomon incuriosito dal gesto di Hundoff.
“Si, quando si guadagnano molti soldi diventa tristemente necessario” risponde lui.
Arrivati alla limousine nera scende un uomo che saluta tutti e apre le porte.
Una volta dentro Steven chiede “Non era la vostra scorta che stava bevendo al bancone?”
“No, il mio uomo era seduto vicino a noi” risponde lui.
“Ma il fatto che sua moglie e suo figlio siano in ospedale è di dominio pubblico?” chiede Alexandra.
“Si, abbiamo detto a Maximillian che la dottoressa Adams avrebbe preferito vederlo lì per fargli anche alcuni esami. Non ne abbiamo fatto un mistero con nessuno”.
Si ferma a pensare per qualche secondo “Lì ho disposto per la sua protezione ma era più nell’ottica di proteggerlo da sè stesso, alla luce dell’ultimo avvenimento occorre aumentare la sicurezza, senza dubbio”.
“Parlando di sicurezza” dice Norma “come ci comportiamo con il tizio in albergo?”
“Noi abbiamo un nostro uomo che si sta occupando della cosa ma se potesse ricevere un aiuto dal suo personale non sarebbe male, occorre solo che si facciano riconoscere, per il loro bene, intendo” chiede Alexandra.
“Ha ragione! Dove ho la testa! Avviso subito!” si rimette la mano vicina all’orecchio e sussurra alcune parole.
“In ospedale sono accadute altre stranezze?” chiede Aldo Maria
“No, per ora nessuna, ci rasserena anzi il fatto che nostro figlio sia molto contento” risponde il padre.
“Di essere in ospedale?” dice Aldo Maria stupito.
“Si, immaginavamo che non fosse un brutto posto per lui, il team è molto simpatico e disponibile ci sono una sacco di giochi e pare che anche a Peter piaccia! Maximillian dice che gli fa molta compagnia e lo aiuta molto!” replica il padre alzando le spalle.
“Avete provato a mettere delle videocamere?” domanda Aldo Maria.
“Si, dopo che Sophie ha visto anche lei qualcosa, il problema era che la ripresa mostrava tantissime interferenze”
“In tutta franchezza” interviene Steven “avete di recente partecipato ad operazioni della Fondazione, magari in altre ricorsioni?”
“A volte capita ma, da quando è nato nostro figlio, dopo il passaggio in una ricorsione ci sottoponiamo ad un ciclo di scansioni molto approfondite, quindi mi sentirei di escludere che sia qualcosa che è arrivato con noi. Inoltre è da oltre 5 mesi che non andiamo in giro per ricorsioni”.
“E’ per caso a conoscenza di pacchetti che siano arrivati a vostro figlio?” chiede ancora Steven.
“No, nostro figlio è ancora piccolo per fare acquisti on line fuori dal nostro controllo. E noi controlliamo, molto!”
“Mi spiace per la brusca interruzione quando si fa il nostro lavoro spesso capita, ci sono orecchie dappertutto, soprattutto quando si parla di certe cose, Katherine mi ha parlato molto bene di voi a dispetto della vostra anzianità di servizio e, come sempre, non si sbagliava!”.
“Ma mi avevate fatto una domanda, prima che fossimo interrotti, no, la questione dei Risvegli, per quello che ne sappiamo a livello scientifico, non è una questione necessariamente legata la DNA, pare essere molto più connessa ad un percorso di vita e formativo che in un dato momento slatentizza una facoltà che, nel tempo, si era sedimentata”.
Parla in modo scientifico ma senza alcuna supponenza, gli è chiaro che il gruppo è meno esperto di lui in materia di Risvegli e Ricorsioni e la sensazione che tutti hanno è solo che gli stia spiegando cose che ancora non sanno.
Durante il viaggio Anthony racconta anche di alcuni suoi viaggi in ricorsioni particolarmente strane e di come ha conosciuto quella che poi è diventata sua moglie.
I suoi aneddoti fanno capire che lui è uno Spinner e lei un Paradox.
Intanto, in albergo, il tizio che ha aiutato Jerry si è allontanato per fare una telefonata.
Jerry chiede alla control room della Fondazione se è possibile recuperare le telefonate del cellulare in uscita dall’albergo dove si trova.
Controllo risponde che ci sono sei telefonate in uscita e che una di queste si fa notare perché ha chiamato per pochi secondi non permettendoci di identificare il destinatario.
“Il messaggio era comunque: Appena partito”. Jerry lo riferisce a tutti e poi cerca di intercettare il soggetto che intanto si era allontanato.
Nella limousine Alexandra avvisa che il loro ospite è tenuto d’occhio e chiede come fare in modo che la sua persona e Jerry non si sparino addosso.
“Il mio uomo ha un completo in giacca e cravatta blu, una ventiquattrore e un impermeabile sul braccio e sa già del vostro compagno” risponde lui.
La limousine accelera.
Jerry, sempre barcollando ma con una mano sulla pistola, si dirige verso il tipo che ormai è nella hall.
Lo raggiunge e gli sussurra in un orecchio: “Ora tu, molto lentamente ti sposti verso quell’area dove non c’è nessuno” e gli indica una zona della hall.
“Ah! Ecco, mi pareva che per essere un ubriaco puzzassi ben poco di alcol, sei veramente sicuro di quello che stai facendo?”
“Disse quello con una pistola puntata su fianco” gli risponde Jerry.
“Tu sei della Fondazione e io sono dell’OSR e tu ti stai intromettendo in una nostra operazione”.
La guardia del corpo di Anthony si avvicina e chiede: “Tutto a posto? Avete bisogno di aiuto?”.
“No, nessuno, vede anche lei che qui il signore” indicando Jerry “è un po’ alterato, ora lo riaccompagno in stanza dove si farà una bella dormita”.
“Io non sono assolutamente alterato, e preferirei che adesso ci spostassimo tutti e tre in quella zona” dice indicando nuovamente un punto.
Il gruppetto si muove e una volta arrivati, sempre tenendo sotto tiro il personaggio Jerry chiede: “Perché stavi tenendo d’occhio i miei amici e chi hai avvisato per telefono quando sono partiti?”.
“Io non ne so nulla a parte che all’OSR mi hanno detto di tenere d’occhio il signor Hundoff perché sapendo che lui è molto influente vorremmo evitare che gli succeda qualcosa”
“Faccio una verifica” dice Jerry contattando la control room per chiedere se in zona erano previste operazioni dell’OSR.
Il tizio ha cercato di usare il muro come base per fare una capriola e trovarsi dietro Jerry ma questi lo afferra in aria e lo sbatte per terra puntandogli la pistola alla nuca.
La guardia del corpo di Anthony si mette tra loro e gli ospiti dell’albergo cercando di coprire almeno la pistola.
Jerry sussurra al tizio dell’OSR di mettersi in ginocchio, lui gli risponde: “Tanto lo sai che è tutto inutile, vero?”.
“Ho detto che ti devi mettere in ginocchio” gli ripete Jerry che con la coda dell’occhio vede la persona alla reception che ha visto la scena e che fa finta di nulla.
La vittima di Jerry si mette in ginocchio e Jerry lo ammanetta.
“Ok, Jerry” bisbiglia la guardia del corpo “e ora che si fa?”
“Ora lo portiamo in camera e ci facciamo spiegare le cose con calma” gli risponde.
Il gruppetto di tre si dirige verso gli ascensori e Jerry comunica al gruppo: “Preso, ora lo portiamo in camera e ci parliamo con calma, anche questo dice di essere dell’OSR, qualcuno riesce a darmi una mano?”.
“Aspettami ma non farlo sanguinare troppo” risponde Solomon.
L’ascensore si chiude
“Jerry, Jerry, pronto Jerry” urla Salomon nell’interfono.
Ding, ding, ding, ding, Jerry apre gli occhi, la sua gamba blocca l’ascensore, davanti a lui, in piedi si trova l’uomo della reception che gli chiede: “Tutto bene signore?”
Jerry controlla di non essere ferito poi si mette a sedere e vede che di fianco a lui, apparentemente svenuto si trova la guardia del corpo di Hundoff.
Lo sveglia, nessuno dei due pare ferito.
Il prigioniero è scomparso.
“Cosa è successo?” dicono all’unisono la guardia del corpo e il dipendente dell’albergo.
Solomon, che intanto era sceso dalla macchina, è arrivato all’albergo, saranno passati una trentina di minuti, e sente nell’auricolare, come tutti, Jerry che dice: “Ragazzi, è scomparso!”
Alza gli occhi al cielo e si mette a guardare in giro ma, in trenta minuti, “può essere ovunque”, pensa.
Steven, dalla limousine, dice nell’interfono di chiedere all’albergo i filmati di sorveglianza.
Solomon si incontra con Jerry mentre la guardia del corpo si allontana dicendo che deve avvisare il signor Hundoff.
“Dovevi sparagli, continuo a ripetertelo!” Solomon apostrofa Jerry “Andiamo a chiedere se hanno delle telecamere di sicurezza, magari riusciamo a capire dove è finito sto tizio!”
L’uomo alla reception si mostra molto collaborativo e porta Solomon e Jerry alla stanza di controllo dell’hotel mostrandogli come visionare i filmati salvati.
Intanto la limousine arriva all’ospedale.
Tutti gli occupanti scendono e il signor Hundoff li invita a seguirlo e, dopo essere entrato, si reca verso gli ascensori.
Non appena si chiudono le porte, Hundoff dice che il figlio è al quinto piano: “Rispondendo ad alcune delle domande che mi avete posto, il quinto piano è un luogo che è facilmente controllabile e mette a disposizione diverse misure di sicurezza, inclusi alcuni uomini che sono posti a garanzia di mia moglie e di mio figlio, uno lo troveremo direttamente all’apertura delle porte dell’ascensore”.
L’ascensore sale al quinto e, non appena le porte si aprono, mister Hundoff si blocca, si volta verso gli altri mostrando un volto molto preoccupato e, ponendosi l’indice davanti alla bocca, fa segno di fare silenzio.
Nessun uomo si è presentato per il controllo.
Anthony, in modo circospetto, esce dall’ascensore si guarda intorno e poi comincia a correre.
Gli altri gli sono dietro ma la sua corsa è molto veloce, troppo veloce.
Gira improvvisamente ed entra in una stanza, i compagni lo seguono ma immediatamente dopo l’ingresso, si sentono degli spari provenire dalla stanza.
Norma prende un crypto per indurire la pelle e gli altri si preparano allo scontro.
Tutti coloro che hanno un’arma la estraggono mentre Alexandra decide di uscire dalla finestra della stanza a fianco e, camminando sul cornicione controlla dalla finestra della stanza cosa sta accadendo.
Steven appoggia la schiena sul fianco dello stipite e, pistola puntata in pugno, si volta di scatto per vedere cosa accade nella stanza.
La situazione che gli si mostra è che Anthony è saltato dietro un letto e lo ha ribaltato per coprirsi mentre due persone che sembrano molto simili a quelli dell’OSR lo fronteggiano con armi puntate verso di lui.
Probabilmente, giudica Steven, gli spari provenivano dagli agenti, considerando che non sembra che Anthony abbia delle armi.
Intanto, nell’albergo, Solomon e Jerry visionano le registrazioni.
Avanti piano
Avanti veloce
Ferma
Indietro
Avanti piano…
Steven, nota che oltre a loro tre non c’è nessuno nella stanza e spara ad un agente dell’OSR ma lo manca.
Jerry cerca uno specchio per poter guardare dentro la stanza senza essere visto.
I due continuano a guardare le registrazioni quando Jerry urla a Solomon: “Fermo! Eccolo!”.
Si vede il tizio che lui aveva ammanettato uscire dall’albergo in modo molto tranquillo, si sta aggiustando la giacca, arriva una macchina nera che frena bruscamente, lui sale e la macchina riparte ad alta velocità.
Jerry cerca la registrazione dell’ascensore alla stessa ora, si vedono loro tre che salgono poi il video ha un disturbo e l’immagine successiva mostra loro due a terra mentre il loro ostaggio si sta togliendo le manette e, attende che le porte si aprano.
Una volta arrivato al piano, lui esce e se ne va.
“Ho già detto che dovevi sparargli, vero?” gli fa notare Solomon.
Jerry chiama il comando e chiede notizie del fuggitivo. Manda le immagini al controllo che avvia un processo di riconoscimento facciale.
“Ci vorrà un po’” gli rispondono
“Ma avete notizie di agenti dell’OSR scomparsi?” chiede Jerry
“No, ancora nessuna notizia” rispondono loro.
Mentre parla con il controllo, Solomon appoggia una mano sulla spalla di Jerry e gli dice “andiamo all’ospedale, Jerry”.
Solomon cerca di prendere le chiavi di una delle macchine dei clienti dall’armadietto ma viene scoperto dal dipendente dell’albergo che cli chiede: “Scusi, cosa sta facendo?”
Di tutta risposta Solomon estrae la pistola e il tesserino della Fondazione e gli dice: “E’ un’emergenza”
Il receptionist è impietrito.
“Tranquillo, aveva la sicura”, dice al receptionist, uscendo dall’albergo con un mazzo di chiavi chiuse in un portachiavi a forma di cavallino.
Le chiavi corrispondono ad una Prius, Jerry e Solomon si guardano, alzano gli occhi al cielo, ed entrano.
Silenziosamente la macchina procede verso l’ospedale.
Aldo ha trovato una superficie riflettente per guardare dentro la stanza e, vedendo la situazione, decide di far scivolare per terra la sua pistola fino ad Anthony.
Questi raggiunge la pistola e l’afferra prontamente.
Alexandra ha aggiunto la finestra della stanza dove si sta svolgendo l’azione.
Vede due persone di schiena che puntano le pistole verso un letto ribaltato, per terra non ci sono né la mamma né il figlio feriti.
“E’ già qualcosa” pensa.
Norma cerca di far levitare uno dei due ma la vittima resiste.
I due agenti dell’OSR sparano a Steven uno lo manca di poco e l’altro lo colpisce di striscio.
Norma riprova a sollevarne uno concentrandosi ma niente, nulla si muove.
Anthony prova a sparare con la pistola di Aldo ma manca il bersaglio.
Anche Aldo prova con un attacco mentale utilizzando lo specchio ma fallisce e, per errore, colpisce Norma.
Alexandra sfonda la finestra con un calcio e torna velocemente nella stanza da cui è uscita.
I due agenti, distratti dal calcio, si voltano.
Steven si ripara dietro lo stipite, spara ma, improvvisamente, interviene Anthony che gli alza il braccio e dice a tutti: “Non sparate potreste colpire QUALCUNO!”, sottolineando in modo particolare la parola “qualcuno”.
Norma ci prova un’ultima volta a far lievitare un agente dell’OSR e questa volta la vittima si alza con una certa violenza verso il soffitto.
Steven coglie l’occasione e gli spara ferendolo gravemente e anche Aldo lo colpisce con un attacco mentale.
Jerry e Solomon arrivano all’ospedale.
“Peter si sta arrabbiando!” la voce è quella di un bambino in lacrime e irrompe da un punto indefinito della stanza.
“Mamma! Questi signori non piacciono a Peter” continua a piangere il bambino invisibile.
“Dai Max stai tranquillo e tranquillizza anche Peter, non ci possono vedere” si sente una voce femminile che risponde a bassissima voce.
Tutti si fermano stupiti.
Le voci sembrano provenire da un angolo della stanza opposto al letto ribaltato.
Lo stupore viene accentuato dall’apparizione di un essere delle dimensioni di un grosso gatto con muso a punta, artigli, larga coda e di colore rosa.
“Quello sembrerebbe essere un Mokuren! Che ci fa qui?” sussurra Anthony.
La sua apparizione è improvvisa e, altrettanto improvvisamente le sue dimensioni iniziano a crescere arrivando alle dimensioni di un pullman.
La parete che dà verso l’esterno esplode lanciando mattoni a terra quattro piani più sotto.
Alexandra era appena rientrata ed è sfuggita al crollo della parte per un soffio.
Tutto il contenuto della stanza viene letteralmente distrutto.
Alcuni notano che, durante la crescita, l’essere sembra fare attenzione a non schiacciare qualcosa nell’angolo della stanza da cui parevano provenire le voci.
Si muove come un gatto e, vedendo un essere che svolazza (l’agente dell’OSR NdL), lo azzanna e, con lui, salta dal palazzo.
L’altro agente, terrorizzato, si nasconde dietro al letto sul quale, fino a poco fa era nascosto il padre di Maximillian.
Il quadrupede rosa sta scendendo dal palazzo con la vittima urlante in bocca.
Norma chiede a Maximillian, ipotizzando che il ragazzino si trovi nei pressi di un angolo della stanza, se può richiamare Peter.
Solomon e Jerry che stavano entrando all’ospedale vedono la scena dall’esterno tra le urla e il fuggi fuggi generale.
Un essere enorme e rosa dalle movenze feline sta scendendo dal quinto piano masticando un agente dell’OSR.
Estraggono le armi ma, nell’auricolare, sentono Steven che intima a tutti di non sparare al mostro rosa.
“Si chiama Peter” conclude.
Solomon chiama il Controllo chiedendo un’unità di contenimento per l’essere rosa.
Il Controllo risponde che cercherà di mandare qualcuno ma, per mettere in piedi una squadra, ci vorrà del tempo.
Entrano nell’ospedale e si dirigono, controcorrente rispetto all’evacuazione in corso e, con una certa fatica, raggiungono gli ascensori.
Nella stanza semidistrutta sono rimasti Steven, Norma, Aldo, Alexandra e l’agente dell’OSR nascosto dietro il letto.
Ora che sono nella stanza, gli pare di vedere in un angolo vicino allo squarcio nel muro una specie di rifrazione sbagliata della luce.
La persona dietro il letto non sembra dare segni di movimento.
Aldo decide di provare con la diplomazia: “Mi scusi, è nei guai, le dispiacerebbe buttare la pistola oltre al letto e noi le promettiamo che non le spariamo?”
Silenzio.
“Nessuna risposta sarà considerata un provocazione” incalza Norma.
Una pistola viene lanciata oltre il letto.
“Bene, ora alzi le mani e venga verso di noi, siamo agenti della Fondazione” gli dice Aldo.
L’agente esegue silenziosamente.
Norma prende la pistola.
Steven gli scarica il teaser addosso.
L’agente, pur accusando i danni, non mostra particolari effetti.
“Ma non si era detto che se mi fossi arreso non mi avreste fatto del male?” chiede in modo tranquillo.
“L’ultima volta che uno di voi si è arreso, poi ha steso due dei nostri ed è scappato” gli risponde Steven. “Inoltre” continua lui “com’è che state portando avanti delle operazione e la Fondazione non ne sa nulla, dovremmo essere alleati”.
“Come mai stavate sparando al padre del ragazzo?” chiede Aldo
L’agente sembra confuso: “Noi siamo agenti dell’OSR e non ci risulta di dover rendere conto alla Fondazione, la nostra missione era quella di mettere in sicurezza un ragazzino che era a rischio di vita per un’intromissione da una ricorsione, voi siete entrati nella stanza e avete cominciato a sparare”.
“No” Urlano in coro tutti.
“Voi avete cominciato a sparare una volta che il padre del ragazzo è entrato, e il padre del ragazzo è pure una persona famosa ed era D-I-S-A-R-M-A-T-O!” gli urla addosso Norma.
“Il soggetto che voi chiamate il padre del ragazzo” risponde lui calmo “sarà pure famoso ma se si lancia in una stanza dove noi pensavamo ci fosse il nostro obiettivo e ci coglie di sorpresa è facile che si prenda un proiettile in mezzo agli occhi, anche se disarmato”.
Solomon e Jerry, armi in pugno, si ricongiungono ai loro compagni mentre Steven sta chiedendo al prigioniero di qualificarsi.
Norma continua a rivolgersi ad un invisibile Maximillian “Maximillian, tesoro, potresti richiamare Peter che rischia di farsi male?”
Il luogo in cui la luce si rifrangeva in modo strano ha un tremolio e, improvvisamente appaiono, Maximillian e la madre.
La madre del ragazzo, Sophie è visibilmente provata e le sanguina un braccio, ma stringendo a sé il bambino trova comunque la forza per ringraziare tutti.
Maximillian si svincola dalla mamma e si affaccia al buco nel muro provocato dal mostro e osserva sotto, poi torna nell’angolo in cui lui e la mamma erano nascosti, prende un libro, e riaffacciandosi di nuovo lo apre verso il mostro.
Qualcosa sembra entrare dentro il volume.
Immediatamente dopo si sente un tonfo sordo venire da fuori seguito da altre urla.
In lontananza si sentono molte sirene.
Il prigioniero intanto è fermo con le mani in alto, in silenzio.
Jerry gli punta la pistola in fronte e gli intima: “Adesso tu ci dici come ti chiami, il tuo ruolo e a chi fai capo”.
Solomon lo perquisisce e trova un giubbotto anti proiettile ma non trova nessun documento identificativo.
Trova però un auricolare che prova ma che pare muto.
Steven gli fa una foto e la manda a Controllo mentre Solomon gli lega mani e piedi con gli autobloccanti poi corre all’accettazione dell’ospedale e torna con un tampone per timbri e dei fogli e gli prende le impronte.
Poi estrae il manganello e gli lancia una manganellata in faccia.
Aldo, Alexandra e Norma, considerando la situazione, invitano mamma, papà e bambino a seguirli per analizzare quanto è successo con più calma.
Si siedono in una sala d’attesa deserta, Alexandra gioca con Maximillian e Peter in un angolo della sala.
Fuori, le sirene si fanno sempre più vicine.
L’ospedale sembra deserto.
“Le cose sono accadute in rapida successione” dice la mamma in tono decisamente più autorevole rispetto a prima “Peter si è mostrato improvvisamente e ha emesso un suono molto simile ad un ringhio, poi attivando la percezione ho sentito un grave pericolo che veniva verso di noi. Allora ho preso Max ci siamo messi in un angolo e ho reso tutti e tre invisibili”.
“Subito dopo sono entrati quegli uomini e, poco dopo siete arrivati voi e Anthony” conclude lei.
Sophie, la mamma del bambino, sembra che non sia nuova a situazioni di questo tipo, infatti Norma nota che lei parla di Peter come se fosse una cosa normalissima e che quando ha deciso di rendere tutti invisibili ha compreso anche lui.
Norma, con questi pensieri in mente le chiede: “Ma quindi lei non era preoccupata dalla presenza di quel mostr… ehm. di Peter?”
“No” risponde lei “avevo letto di questi esseri e sapevo che non erano pericolosi, anzi, sono creature curiose che si mostrano ai bambini perché vogliono giocare con loro, inoltre, quando ho finalmente capito di cosa si trattava mi sono anche sentita molto sollevata sulla condizione di Max”
Aldo allora interviene e rivolto ai genitori: “Ritenete quindi che sia cauto tenere in casa un essere di un’altra ricorsione considerato che mi pare che la politica della Fondazione sia quella che controllare questo tipo di manifestazioni”.
“Già, questo sarà un problema” risponde lei “gli dovremo spiegare un sacco di cose, alcune molto complesse”.
“Peter dovrà ritornare a casa sua anche perché qui non potrebbe mai sopravvivere” interviene Anthony comprendendo le perplessità della moglie. “Noi ci occuperemo di riportare Peter alla sua ricorsione e poi torneremo alla Fondazione per chiedere a Katherine consigli su come fare a crescere un bambino risvegliato”
I due genitori si scambiano uno sguardo preoccupato.
La stanza dell’interrogatorio non è giunta a grandi risultati, il tipo, seppur emaciato, non pare reagire ma, ad un tratto Jerry, che lo sta prendendo a pugni nota un cambiamento nella consistenza della sua pelle.
“Ragazzi, mi sembra di tirare pugni ad un materasso ad acqua!” dichiara Jerry.
Solomon prova a strozzarlo.
Jerry, esasperato, estrae la pistola e gli urla in faccia “Adesso tu la pianti e ci dici chi sei altrimenti ti faccio saltare la faccia!”
Solomon si trova a non avere più nulla tra le braccia e fissare la pistola di Jerry dalla parte sbagliata.
Tra i suoi piedi una pozza argentata sta scivolando oltra il buco fatto nel muro.
“Noooo, un fottuto T-1000!” esclama Steven mentre il liquido argentato scompare oltre il muro.
Jerry si sporge e non vede più il liquido e ha la sensazione che sia rientrato, qualche piano più sotto, all’interno dell’ospedale.
Fuori dall’ospedale, oltre a ciò che resta del corpo dell’agente masticato dal mostro, si vedono molte volanti della polizia e ambulanze che prestano i primi soccorsi ai malati.
Solomon scende a recuperare i resti e viene fermato da un poliziotto che lo saluta “Buongiorno, lei fa parte della Fondazione vedo, ci hanno detto di riferirci a voi” poi si blocca un attimo e, incuriosito da cosa trasporta Solomon, gli chiede “Cos’ha in spalla?”
“Prove del caso” risponde lui perentorio.
“Ragazzi, stiamo lasciando Sol da solo davanti alla scena del crimine a gestire dei poliziotti” esclama Steven preoccupato e si lancia sulle scale.
“Il caso ha coinvolto la famiglia Hundoff, la questione è molto delicata” sussurra Solomon al poliziotto, lo saluta e si allontana.
Il poliziotto parla nella trasmittente e cinque suoi colleghi arrivano.
“Senta, io capisco la Fondazione, la famiglia Hundoff, la segretezza e tutto il resto, ma potrebbe farmi la cortesia di posare quel cadavere, sta seriamente inquinando una scena del crimine”.
“Assumendo che sia anche caduto da lassù” continua il poliziotto “noi dovremmo fare quella cosa dei disegnini e circondare il tutto con il nastro giallo e nero, ha presente, vero?” il suo tono e forzatamente calmo.
“Ma chi vuole che l’abbia ucciso?” risponde Solomon esasperato “La gravità! Vogliamo arrestarla?”
Intanto sopraggiunge Steven che si affianca a Solomon e gli dice di posare il cadavere, poi rivolto ai poliziotti “Scusate il mio collega è stata una giornata a dir poco stressante!”
“Avremmo però bisogno di fare alcune analisi preliminari prima che venga toccato da altri” conclude Steven.
Solomon posa il cadavere e il poliziotto, guardando l’ospedale, chiede “Ok, ma mentre fate le vostre analisi preliminari, mi potreste spiegare la voragine nel muro?”
“Una fuga di Gas…ehm…Ossigeno, un bombola di Ossigeno” risponde velocemente Steven.
“Quindi non è stato un mostro rosa come pare che molti abbiano testimoniato” chiede lui un po’ scettico.
“Mostro rosa?” ripete Steven “Curioso, il rosa è l’ultimo colore che assocerei ad un mostro! No, comunque nessun mostro rosa, probabilmente si tratta di una specie di allucinazione di massa indotta magari da qualche nube rosa che è fuoriuscita a seguito dell’esplosione”
“Uhm, si, penso anche io” conviene il poliziotto. Intanto sopraggiunge Norma che incomincia ad analizzare il cadavere.
“Sol, perché non vai a dare supporto ai nostri compagni per quel problema con il simil-mercurio che hanno avuto?” propone Steven
“Ecco, a proposito di mercurio, buon uomo” interviene Norma ce intanto è sopraggiunta, rivolta al poliziotto “sarebbe utile organizzare un cordone intorno all’ospedale e dire ai suoi colleghi di cercare una grossa macchia di mercurio che cammina e che, tra l’altro, ha tendenze omicide, tipo blob”.
“Capitano, signora, sono un capitano di polizia” risponde il poliziotto alzando gli occhi al cielo “il cordone è già stato organizzato perché dopo l’esplosione, oltre al panico che si è generato tra malati e familiari, tutto l’ospedale è stato evacuato”.
Poi rivolto a Steven “Ma ha anche lei respirato il gas? Macchia di mercurio semovente? Tipo Blob?”
“Tra l’altro” conclude il capitano “Dentro all’ospedale credo che ci siano rimasti solo i vostri agenti”.
“Non faccia caso ai suoi modi è stata una situazione molto stressante per tutti” risponde lui scambiando un’occhiata con Norma.
“Ecco, mi può parlare di questa situazione molto stressante? Non ci ho ancora capito molto e siccome dovrei scrivere un rapporto mi servirebbero alcuni dettagli, dettagli che non mi rendano lo zimbello del dipartimento, intendo. Cosa è successo?”
“Guardi Capitano Martines” comincia Steven sbirciando il nome sul tesserino “siamo stati contattati dal signor Hudson che era preoccupato per suo figlio quando abbiano notato alcuni…”
Steven sente nell’auricolare che Controllo gli comunica l’arrivo dell’unità di contenimento.
“… ma mi comunicano che sono arrivati i supporti mi segua, loro sapranno darle tutti i dettagli di cui ha bisogno”.
Una ventina di furgoni scuri con il simbolo della Fondazione sono parcheggiati intorno al prato in cui si sono ammassati medici, personale ospedaliero, malati e familiari.
Steven riconosce Adrian e si reca da lui con il capitano Martines a seguito.
“Ciao Adrian, potresti ragguagliare il capitano Martines mentre io vado a dare supporto agli altri?”
“Ok, vai pure, qui ci penso io” risponde lui.
“La lascio in ottime mani Capitano” dice Steven correndo via “A dopo!”
“A dopo e grazie” risponde lui.
Mentre torna indietro Steven nota che molti operativi della Fondazione sono impegnati con le persone evacuate dall’ospedale.
“Mi devo poi far spiegare come fanno” pensa.
Assorto da questi pensieri non si accorge che Norma sta litigando con un agente della Fondazione che vuole insacchettare il cadavere dell’agente dell’OSR.
Quando arriva i due stanno ancora discutendo.
“Qua nessuno tocca il corpo, io devo fare le mie analisi!” urla Norma
“Alla Fondazione siamo perfettamente strutturati per fare tutti i controlli del caso, certamente meglio che su un prato con tutta questa gente intorno!” risponde lui
“Salve a tutti! Sono tornato! E il capitano Martines è stato affidato alle capaci mani di Adrian” annuncia Steven poi, rivolgendosi al duellante di Norma “Buongiorno, come ti chiami?”
“Paul Franchezza, buongiorno, sono dell’unità di contenimento della Fondazione abbiamo il compito di eliminare tutte le tracce dell’intromissione, ma la sua compagna di missione non ne vuole sapere”.
Steven gli mette una mano sulla spalla “Perfetto Paul, questo è un agente dell’OSR, e già questa non è una situazione fantastica in più, come vedi è stato anche mangiucchiato dall’essere che abbiamo affrontato, una specia di gatto delle dimensioni di un pullman proveniente da un’altra dimensione, Atomo Notturno, mi pare”.
La faccia di Paul assume un’espressione tra il perplesso e il preoccupato.
“Non so quanto ti abbiano detto in merito a questa situazione ma, questo corpo deve arrivare alla Fondazione, e non all’OSR, in un contenitore che non permetta la fuoriuscita di alcuna sostanza liquida”.
“Ok, disporrò un contenitore opportuno allora” Si ferma per dire qualcosa nel comunicatore. “Ma parlando del gatto interdimensionale di cui mi accennavi, dov’è? Siamo venuti proprio per lui”.
“Duuuuuunque il gatto” cerca di rispondere Steven “già il gatto, ecco il gatto proveniva da un libro che apparteneva a Maximillian, il figlio degli Hudson, ora il gatto lo abbiamo fatto rientrare nel libro e…”
“Avete fatto rientrare un essere grosso come un pullman in un libro?” chiede Paul molto perplesso.
“Si, l’essere è in grado di modificare le sue dimensioni se si sente minacciato” e poi indicando il buco al quinto piano “lì è dove si è sentito minacciato” quindi indicando il cadavere “da lui e dal suo compagno che poi ha pensato bene di liquefarsi e scappare, mi rendo conto che la cosa possa sembrare alquanto strana”
“Non ti preoccupare, quando interveniamo come unità di contenimento è per contenere situazioni alquanto strane, capisco, ora se volessi convincere la tua amica a lascarci prendere il corpo”.
A fianco a Norma ci sono due agenti della Fondazione con una specie di camera iperbarica su ruote.
Norma ne ha anche per loro.
“Quindi c’è anche un essere capace di cambiare la sua struttura in giro?”
“Si, abbiamo foto e impronte”
“Benissimo inviate tutto a Controllo io do istruzioni per la ricerca dell’altro tizio”
Intanto sembra che Norma e i due agenti della Fondazione abbiano trovato una quadra e il cadavere viene inserito nella struttura su ruote e portato via.
Jerry intanto comunica con tutti che a lui le cose non tornano. “Katherine ci dovrà spiegare un po’ di cose, questo mi erano venuti a prendere a casa e continuano a sfuggirci! E sono del Governo!”
“Immagino che quella questione di non sparare più ai tipi dell’OSR non valga più, vero” risponde Norma sul canale riservato.
Mentre il gruppo manifesta le proprie frustrazioni Controllo li contatta: “Buongiorno, grazie alle informazioni che ci avete inviato vi confermiamo che tutti i profili corrispondono a dipendenti dell’OSR, la cosa strana però è che si tratta sempre di personale amministrativo e non di operativi”
“Ma dove dovevano trovarsi oggi, secondo l’OSR?” chiede Solomon
“Oggi nessuno di loro si è recato al lavoro, questo vale anche per gli agenti che sono stati trovati a casa di Jerry e di Norma” risponde controllo.
“Da quanto lavoravano avevano cose in comune? Erano tutti dello stesso dipartimento? Lavoravano ad un progetto particolare?” chiede Norma.
“No, questa è l’altra cosa particolare, non lavoravano nello stesso dipartimento, alcuni neanche nella stessa città. La maggior parte di loro neanche si conosceva” risponde Controllo.
“O ci stanno prendendo per il culo o qualcuno sta prendendo per il culo loro” dichiara Steven.
“In che senso sapete che anche quelli a casa mia erano amministrativi dell’OSR” chiede Jerry
“La Fondazione ha studiato attentamente tutti i cadaveri e ha battuto a tappeto tutta la casa per vedere se se ne trovava qualcuno vivo”.
“Ha battuto a tappeto cosa? Le macerie? Il cratere?” chiede Jerry un po’ spazientito.
“No Jerry, la tua casa è in ottime condizioni e appare molto solida e resistente” la voce allegra che interviene è quella di Aliky
“Ma io l’ho vista saltare per aria!” replica Jerry
“L’hai fatta saltare? Jerry aspetto che controllo un attimo, no, casa tua è in piedi e sembra tutto a posto, poi ne parlerai con Kat ora mi risulta che siate attesi a Berkley, ho già preparato le vostre identità, dormirete nel Campus! Vi mando tutto. A dopo” e chiude.
I pazienti e il personale dell’ospedale stanno lentamente rientrando e la situazione si sta progressivamente normalizzando.
La tensione e gli stati di panico che prima erano ovunque sono scomparsi, anche la polizia sta lasciando il posto.
Non si sentono più sirene nè di ambulanze nè di auto della polizia.
Alexandra e Aldo sono nella stanza con i coniugi Hudson e Maximillian, il bimbo sta dormendo con il suo libro stretto tra le braccia sopra alcune sedie.
“Non so come ringraziarvi, il vostro intervento è stato preziosissimo” dice Anthony “avete salvato nostro figlio, io e Sophie saremo sempre in debito con tutti voi”.
Poi i due si guardano e la moglie, sorridendo, fa un cenno di assenso con la testa.
“Ci rivedremo sicuramente ma io e Sophie saremmo lieti di potervi dare questo” e così dicendo porge un dispositivo che sembra un cercapersone ad Aldo.
“Se foste in pericolo o aveste bisogno di aiuto usatelo e noi faremo il possibile per intervenire, invece per bisogni meno particolari, sentitevi iberi di chiamarci, se è in mio potere sarò felice di potervi dare una mano”.
Aldo e Alexandra ringraziano.
“Siamo felici di aver avuto la possibilità di conoscervi, siete una bellissima famiglia, ora dobbiamo andare, siamo chiamati dalla Fondazione per un altro problema, in un’università, sarei davvero felice di poterci reincontrare, magari non in situazioni difficili. A presto” conclude lei.
Non andate e Ruk se non siete andati su Atomo Notturno!